IL CORPO TI PARLA
COME USI IL CORPO, COSI’ LUI TI PARLA
Spesso è facile riconoscere una persona dal suono dei suoi passi, dal suo modo di camminare e dalla sua sagoma. Il corpo non mente mai, dal tono muscolare alle posizioni che si assumono, i movimenti e i gesti che si compiono, tutto concorre a rivelare la persona e permettono di riconoscerla.
Tutto ciò potrebbe essere considerato come il ‘linguaggio’ del corpo, e ognuno di noi, possiamo dire, ‘parla’ una sua lingua.
Il corpo nella sua espressione statica e dinamica rivela la storia della persona, storia emozionale, il carattere, la personalità, è un riassunto delle nostre esperienze.
Con il tempo tutte le caratteristiche e gli stimoli ricevuti si fissano nella struttura e ne determinano la forma, il modo di muoversi, di relazionarsi e di scoprire il mondo stesso, diventando fondamenta per il modo di essere della persona.
La famiglia, il contesto sociale e ambientale nel quale siamo cresciuti, gli stimoli quotidiani a cui siamo sottoposti, la qualità di vita che ci concediamo per esempio influenzano la nostra struttura fisica e ne condizionano l’espressione, divenendo ‘(com)portamento’ .
Il corpo ‘legge’ ciò che pensiamo, che proviamo, che sentiamo, e trova un suo adattamento mantenendo una certa unità di insieme della struttura; struttura intesa come manifestazione fisica e concreta della persona, la quale origina dall’essenza del suo essere.
Il comportamento, la personalità, il modo in cui ci relazioniamo, i nostri atteggiamenti, portamenti e manifestazioni sono tutte parti di un tutto organico.
Ed essendo questo tutto (noi) collegato al tutto (intorno a noi) non è possibile cambiarne una parte senza che ne sia influenzato tutto il resto, dentro e fuori da noi.
Infatti spesso consideriamo il corpo a comparti separati, e nonostante possa sembrare che alcune parti siano del tutto indipendenti e autonome, esiste una trama sottostante ben precisa che unisce e attraversa tutta la nostra struttura fisica. Quindi incidendo su una parte incidiamo su tutta la struttura.
Immaginate la tela di un ragno, è sufficiente che un insetto resti impigliato in un punto qualsiasi della rete che immediatamente tutta la rete ne è informata. Rispondendo con lo stesso meccanismo le nostre parti del corpo in realtà non esistono in forma autonoma e indipendente, ma fanno parte di un’unica ‘ragnatela’. Siamo una struttura tensegrile*.
*tensegrile = deriva da tensgrità: Tensegrità è un termine coniato dall’ingegnere Richard Buckminster Fuller per indicare un insieme di «tensione» e «integrità». Si tratta di una proprietà attribuita agli oggetti i cui componenti usano trazione e compressione in modo combinato, al fine di fornire loro stabilità e resistenza
Pertanto la postura errata che assumo non dipenderà solo da come tengo la testa o da quale sedia utilizzo, o da quante ore rimango in una posizione non funzionale, o da altre mille variabili, ma da tutte queste insieme e da tante altre che ne concorrono.
Tutto influisce su tutto, ed è la prospettiva da cui decido di guardare che mi permette di togliere il velo davanti agli occhi e riconoscere lo schema principale della struttura con cui mi manifesto.
Quando ci approcciamo al percorso di educazione somatica Rolfing®, togliamo il velo, e ci concediamo la possibilità di riscoprire una forma di unità, di integrazione tra le parti, una forma di energia, un flusso di sentimenti ed emozioni, e possiamo scoprire quali blocchi nel corpo interrompono tutto questo.
Un corpo allineato in modo efficiente rispetto alla gravità non è in lotta con la spinta verso il basso, al contrario è sostenuto dalla gravità stessa, percependo un senso di leggerezza, e al tempo stesso di connessione con il suolo, un profondo stato di piacere e benessere pervade il corpo e spontaneamente i sentimenti sono liberi di fluire, così naturalmente il corpo si rende emozionalmente disponibile alla spontaneità della vita.
Il processo educativo del Rolfing mira proprio a questa spontaneità, a questo fluire, lavorando con l’obiettivo di allineare il corpo alla gravità, liberandolo dai blocchi, lavorando nel profondo, non solo per trovare una parte del corpo più comoda, ma per riconoscere quale schema organizzativo della propria struttura è naturale efficace ed economico.
Andrea Brighi
Photo by Giovanni Zampiga | model: Olimpia Fortuni